Lucenera, quando le immagini parlano più delle parole

Pubblicato il 30 maggio 2025 alle ore 11:57

Ci sono libri che si leggono in un pomeriggio e restano lì, sotto pelle, molto più a lungo. Lucenera è uno di questi. Non ha bisogno di tante parole – e in effetti ne usa poche – perché a parlare sono i silenzi, gli sguardi, i boschi innevati e i disegni che tolgono il fiato.
Trovato per caso, come succede con le cose belle. Era lì, su una bancarella di libri usati, in mezzo a titoli accatastati un po’ a casaccio. Non avevo la minima idea di cosa parlasse, non l'ho neanche sfogliato. La copertina mi ha letteralmente catturata e niente, sono tornata a casa con Lucenera in borsa. Figuratevi poi quando ho scoperto che tra i protagonisti c’era anche lui: un clavicembalo. Sono impazzita! Che bello quando il caso ti regala queste meraviglie!
Passiamo alla storia. La protagonista, Clara, vive in una casa isolata, in un tempo indefinito che sa di passato, immersa in un silenzio pieno di non detti. E proprio lì, dove ci si aspetterebbe solo buio, comincia a filtrare una luce sottile – quella della resistenza, dell’arte e forse anche dell’amore. Ma niente è mai facile, niente è mai tutto bianco o tutto nero. Come nella vita vera.

Barbara Baldi riesce in qualcosa che è raro: raccontare una storia delicata, quasi sussurrata, attraverso immagini che hanno la forza della pittura. Ogni tavola è una vera opera d’arte, da guardare lentamente, come si fa con certe fotografie che ti costringono a fermarti. Ho amato la capacità dell'autrice di costruire un racconto visivo così intenso, senza appoggiarsi ai dialoghi, lasciando che siano i colori, i contrasti e i dettagli a parlare. I disegni non accompagnano la storia: sono la storia. Ed è una storia che emoziona, che ferisce e consola allo stesso tempo. Un'altra cosa che mi ha colpita è lo spazio: spazio all’interpretazione, all’emozione, al non detto. Non c’è fretta, non c’è spiegazione forzata. Lucenera si muove a ritmo lento, e pretende che tu faccia lo stesso. Che ti fermi. Che osservi. Che ascolti.

Forse è un libro che si guarda, più che si legge. Mentre andavo avanti con la storia, mi è venuto in mente il brano Spiegel im Spiegel di Arvo Pärt e non riesco più a pensare all’uno senza l’altro. La semplicità incantata di quella melodia riflette alla perfezione lo spirito di Lucenera: essenziale, struggente, luminoso anche quando sembra tutto buio. 

Un consiglio? Recuperatelo, possibilmente per caso. E leggetelo in punta di piedi, come si entra in una stanza dove qualcuno sta suonando.

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