Manuale (fallimentare) di autodisciplina per amanti dei libri

Pubblicato il 18 marzo 2025 alle ore 18:55

Quest’anno mi sono imposta un buon proposito: niente acquisti di libri. Con un’unica eccezione—perché sono pur sempre umana—il Salone del Libro, per cui ho già stilato una lista precisa da cui non posso deviare. In teoria.

Il problema è che, per quanto io ami i libri anche come oggetti (profumo di carta, copertine bellissime, il piacere di sfogliarli…), ogni tanto mi prende un raptus. La sfida è tutt’altro che facile. Ogni giorno vengo tentata da nuove uscite, recensioni entusiastiche, edizioni speciali con copertine irresistibili. Basta una visita distratta a una libreria, un giretto online o, peggio ancora, una chiacchierata con qualche lettore appassionato per farmi scivolare di nuovo sulla cattiva strada. Già mi ritrovo con una pila della vergogna che cresce come una creatura mitologica affamata. E allora basta, voglio diventare grande: quest’anno mi impongo di leggere quello che ho, invece di accumulare.

Devo dire che adoro comprare libri usati—mi piace l’idea di dare nuova vita a storie già lette da altri. È come se ogni volume portasse con sé un pezzo della sua storia precedente, un’ombra di chi l’ha sfogliato prima di me. Per dire, un paio di anni fa, Pino ed io abbiamo salvato quasi 100 libri destinati al bidone. Un piccolo salvataggio letterario che ancora oggi mi riempie di soddisfazione.
Voi mi direte: esistono le biblioteche. Da ragazza ne ho approfittato tantissimo (ero persino volontaria in quella del mio paesino) ma mi sono sempre detta che, appena avessi potuto, i libri li avrei comprati. Nulla mi dà più BENESSERE che vederli in casa, ordinati o sparpagliati, seguirmi fedeli in tutti i traslochi della mia vita. Ogni scaffale è una sorta di mappa mentale dei miei anni da lettrice, con libri che mi ricordano periodi precisi, emozioni, luoghi. Alcuni li ho adorati, altri mi hanno delusa ma tutti, in qualche modo, fanno parte del mio viaggio e devo ammettere che mi è difficilissimo separarmene.
Invidio chiunque sia in grado di venderli, regalarli, scambiarli ma è più forte di me. Sopratutto con i libri che non mi sono piaciuti! Mi sento in colpa a non averli apprezzati e, per farmi perdonare, occupano gli scaffali migliori della libreria.

Ora, questa sfida è difficile—anche perché parliamoci chiaro: Pino è molto più disciplinato di me. È lui che alza il sopracciglio quando, davanti a un mercatino dell’usato, inizio a toccare le copertine con aria sognante. È lui che mi ricorda la pila in attesa a casa, mentre io cerco disperatamente di convincermi che sì, una piccola eccezione si può fare. Ma per ora sto resistendo.

Se mi vedete vagare davanti a una libreria con sguardo smarrito, abbiate pietà: è l’astinenza.

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