Lo sapevo. Lo sapevo!
Il mio sesto senso da lettrice mi stava avvisando, ma niente, mi sono lasciata abbindolare dalla copertina intrigante e dalla struttura tête-bêche, quel formato a specchio che, lo ammetto, ha acceso subito la mia curiosità. Capitemi: due storie intrecciate, due punti di vista che si incontrano e si completano, un meccanismo narrativo che prometteva ingegno e colpi di scena. Come resistere? Ma si sa, l’originalità della forma non sempre salva il contenuto.
E infatti, ecco qui la mia prima delusione dell’anno. E con che fatica sono arrivata alla fine! Io non abbandono mai un libro, mai. Mi sentirei troppo in colpa, anche se questo significa trascinarmi dietro pagine su pagine per mesi. Ogni volta mi illudo che, magari, nelle ultime cinquanta pagine succeda qualcosa che ribalti tutto e mi faccia ricredere. Ma non è stato questo il caso, The Turnglass è rimasto piatto fino alla fine, senza mai darmi quel guizzo che speravo.
La storia non mi ha preso per niente. Né la trama, né i personaggi sono riusciti a coinvolgermi. Mi aspettavo un intrigo che mi tenesse incollata, invece ho trovato una narrazione che procede senza mordente, con personaggi che non mi hanno suscitato nessuna emozione. Non dico che mi aspettassi di innamorarmi dei protagonisti, ma almeno di provare un minimo di interesse per le loro vicende! Invece niente, mi sono ritrovata a leggere con la sensazione di essere un’estranea, a cui non importa minimamente di come andrà a finire.
E poi, parliamo un attimo del protagonista della storia ambientata a Los Angeles: ancora adesso non ho capito se fosse uno sfigato cronico o una specie di Superman. Un momento sembra totalmente alla deriva, il momento dopo affronta situazioni assurde con una disinvoltura quasi sovrumana. Un personaggio che, più che intrigarmi, mi ha lasciato a dir poco perplessa.
E dire che sulla carta aveva tutto quello che mi piace: una costruzione originale, un mistero da dipanare, atmosfere intriganti… Eppure non ha funzionato. Forse il problema è proprio questo: a volte ci si lascia sedurre dalle idee più che dalla loro realizzazione. Mi sono lasciata incantare dalla promessa di un libro diverso dagli altri, senza accorgermi che sotto quella confezione accattivante mancava una storia capace di tenermi davvero incollata alle pagine.
Peccato. Ma almeno ho imparato la lezione: la prossima volta, prima di farmi incantare dalla copertina, darò più ascolto al mio sesto senso.
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