Ciao a tutti, mi presento! Sono Pino e pubblico la mia primissima recensione sul blog.
Si tratta di un libro che ho terminato da non molto. L'autore è l'americano Dan Simmons, che ebbi modo ci scoprire qualche anno fa quando ricevetti in regalo il suo capolavoro Hyperion. Per chi non lo conoscesse merita davvero la lettura. All'epoca non sapevo nulla di Simmons e nemmeno che Hyperion fosse considerato il suo capolavoro assoluto. In effetti fu una lettura per me da cinque stelle. Scoperto che il volume era solo l'inizio della saga I Canti di Hyperion, nel giro di qualche mese lessi i restanti tre volumi. Saga promossa anche se il primo libro resta inarrivabile dagli altri. Dopo qualche anno ecco che torno su questo autore (nel frattempo sono stato molto impegnato con la saga della Torre Nera del grande Stephen King). Riporto di seguito la mia personale opinione.
Flashback è un thriller di fantascienza, ambientato in un' America post apocalittica e in un futuro non troppo lontano da noi (Simmons scrive il libro nel 2012 e il tempo della storia si colloca circa vent'anni dopo). Il mondo si presenta completamente mutato nel giro di qualche decennio a causa della crisi economica mai superata e dell'espansione ideologico militare del mondo islamico di cui l'11 Settembre sarebbe stato solo il monito iniziale. Gli Stati Uniti sono ora un paese diviso in più territori, controllati da potenze come il Giappone o il Califfato. Un luogo caratterizzato dalla povertà, dalla criminalità e pervaso da paura e malinconia, tanto che tra i sopravvissuti diventa normale lasciarsi andare all'uso del flashback, una potente droga che permette di rivivere i ricordi passati come se fossero reali. In questo scenario distopico si sviluppa la storia di Nik Bottom, ex detective ora drogato di flashback, che sarà costretto a riaprire un caso chiuso e mai risolto.
Ho letto volentieri questo romanzo e ancora una volta ho apprezzato la capacità di Simmons nel creare l'ambientazioni e la scenografia del libro. Ho trovato alcune parti troppo prolisse e pedanti, come se l'autore volesse dar sfogo al suo sapere politico-filosofico-letterario e farci pensare "ammazza quante ne sai Dan". Questo ha interrotto più volte la fluidità narrativa, soprattutto nella prima parte del libro (caratteristica che all'epoca avevo già notato nei volumi successivi a Hyperion). Viceversa le ultime duecento pagine, che si sono trasformate in un thriller puro, sono state incalzanti e scorrevoli, anzi, ho percepito a tratti un'eccessiva ansia nel voler far terminare il racconto. La storia nel complesso l'ho trovata avvincente anche se abbraccia alcuni leitmotiv già visti in altre opere e non può proclamarsi messaggera di originalità.
PS: Più volte compaiono descrizioni del tipo "proseguirono oltre la 46esima, poi svoltarono in direzione sud e imboccarono la statale I-50 lasciandosi alle spalle l'intersezione con la superstrada 70". Non so voi ma questo genere di descrizioni (molto americane) con i punti cardinali e i nomi delle strade mi mandano sempre in confusione...
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