Quando ho acquistato Ritorno alle foreste sacre, ero convinta di portarmi a casa una guida ai posti meno battuti del Giappone. Di quelle che ti aiutano a schivare le orde di turisti armati di selfie stick, a dribblare i gruppi organizzati con la bandierina, e magari a scovare quel tempio nascosto dove perfino Google Maps si arrende. Insomma, una roba utile per chi ama viaggiare "fuori rotta" e sentirsi un po’ esploratore.
Beh, sorpresa: Lorenzo Colantoni aveva altri piani per noi lettori.
Questo libro è sì una guida ma è anche molto di più. È un diario di viaggio autentico e personale che ti fa sentire a spasso accanto all'autore, a respirare muschio e nebbia tra le foreste, a chiacchierare con monaci che potremmo definire non convenzionali. È ecologia vissuta, non predicata. È spiritualità. È amore per la natura e per le storie che quei luoghi sussurrano a chi ha la pazienza di ascoltare.
E, soprattutto, Ritorno alle foreste sacre è un continuo viaggio attraverso quella meravigliosa e quasi incomprensibile dicotomia giapponese che mi affascina da sempre: da una parte la tradizione millenaria, quasi immobile nel tempo; dall’altra l’innovazione sfrenata che però lascia una scia di cemento e desolazione.
Colantoni non ti vende il Giappone da cartolina, quello dei ciliegi in fiore in posa perfetta o delle geishe in kimono scintillante (che pure, va detto, ci sono). Ti porta piuttosto a scoprire un Giappone più nascosto, più difficile da catturare in una fotografia: quello che cambia a ogni passo e che, proprio per questo, resta fedele a se stesso.
Ciliegina sulla torta: in coda al libro, si possono trovare un elenco di letture a tema e una playlist di musiche per immergersi meglio tra le pagine di questo libro.
Ho chiuso l’ultima pagina con un misto di emozione, gratitudine e una sola certezza: è giunto il momento di organizzarlo sul serio, questo viaggio.
Perché alla fine è questo il bello dei libri di viaggio come Ritorno alle foreste sacre: non si limitano a raccontarti un luogo, ti cambiano il modo di guardarlo. Ti insegnano che il vero viaggio non è solo una questione di chilometri, ma di occhi nuovi e mente aperta.
E a volte, il biglietto più prezioso è quello che ti spinge a ripartire anche mentre sei ancora seduto sul divano, con un libro aperto sulle ginocchia e una foresta che ti chiama da lontano.
Aggiungi commento
Commenti