La donna che scriveva racconti, un manuale di vita

Pubblicato il 23 settembre 2025 alle ore 09:24

Il titolo originale di questo libro è A Manual for Cleaning Women. Ora, ditemi voi: suona come “Manuale per donne delle pulizie” oppure, con un minimo di malizia linguistica, “Manuale per pulire le donne”? Già da qui si capisce che Lucia Berlin non aveva nessuna intenzione di fare la brava scrittrice patinata. In Italia, invece, ci è arrivato come La donna che scriveva racconti. Molto più elegante, certo, come se qualcuno avesse passato un panno sulla sua storia per renderla più presentabile. E invece Berlin presentabile non lo è (quasi) mai stata, e per fortuna.

Mi ha ricordato Carver per l’attenzione al dettaglio quotidiano e per l’umanità che scivola dentro ogni pagina, ma con ancora più empatia. L’impressione è che lei non osservi dall’esterno ma che sia dentro ogni racconto, camminandoci con le sue scarpe consumate e, spesso, con addosso la sua stessa vita. Non sembra che stia inventando ma che stia facendo un resoconto diretto, come se fosse passata per forza di cose in tutte le stanze di dolore, ironia, miseria e bellezza che descrive. 

Berlin ha fatto mille lavori, è stata madre, moglie, divorziata, insegnante, infermiera, alcolista, donna che ha vissuto troppo eppure non abbastanza. E in tutto questo ha trovato la forza di scrivere. Non con lo stile perfetto da rivista ma con una prosa asciutta e precisa che non cerca mai di abbellire la realtà. Se c’è una finestra sporca, te la mostra così com’è, con le macchie di pioggia e la polvere.

Leggere questi racconti è stato sorprendentemente scomodo, sono storie che parlano di vita vera. C’è ironia anche nei momenti più bui, quella specie di sorriso storto che ti viene quando la vita ti prende a calci e tu non sai se ridere o piangere. È forse per questo che il titolo originale, così spiazzante, mi sembra ancora più azzeccato: perché dietro ogni lavoro umile e ogni esistenza sgualcita, Berlin riesce a trovare la dignità e l’umanità che normalmente non vediamo.

Una nota amara: Lucia Berlin è stata scoperta davvero solo dopo la sua morte. Da viva pubblicava racconti che restavano confinati in piccole case editrici, ignorati dal grande pubblico. Solo anni dopo è arrivato il riconoscimento. Viene da pensare che, se fosse nata altrove o avesse avuto un ufficio stampa più agguerrito (o fosse nata maschio), oggi parleremmo di lei accanto ai grandi nomi della narrativa americana del Novecento. 

E forse il vero manuale non era per “donne delle pulizie” ma per sopravvivere a una vita che non fa sconti. Lucia Berlin non l’ha mai scritto davvero, ma nei suoi racconti ce n’è uno, nascosto tra le righe. E leggerlo oggi significa riconoscere che, pur senza istruzioni, lei aveva già capito tutto.

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